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un viaggio tra i segreti chimici che cambiano anche capelli e oli essenziali.

Viviamo circondati da processi chimici. Ogni volta che tingiamo i capelli, usiamo un olio essenziale sul cuoio capelluto o lasciamo un flacone aperto troppo a lungo, l’ossidazione è lì, silenziosa, a fare il suo lavoro. Questo fenomeno, spesso ignorato o sottovalutato, ha un impatto sorprendente sulla qualità dei prodotti cosmetici e sulla salute della nostra chioma. In questo articolo ti porto alla scoperta dell’ossidazione come processo chimico concreto, tangibile, che riguarda da vicino i capelli e i prodotti che usiamo nella nostra beauty routine quotidiana.

 

l’ossidazione è una cosa naturale (lo stress ossidativo no)

Quando si sente la parola ossidazione, si pensa subito a qualcosa di negativo: ruggine, deterioramento, invecchiamento, danni. In realtà, l’ossidazione è un fenomeno chimico naturale e fondamentale per tantissimi processi della vita e della materia.

 

cos’è l’ossidazione?

In chimica, ossidazione significa perdita di elettroni da parte di una sostanza. Questa perdita può avvenire in tantissimi contesti diversi: quando una mela si scurisce all’aria, quando il ferro arrugginisce, quando una candela brucia, o anche quando le cellule del nostro corpo ricavano energia dagli zuccheri.

Nel linguaggio comune, diciamo che “qualcosa si ossida” quando reagisce con l’ossigeno (O₂), ma dal punto di vista chimico è più corretto dire che perde elettroni. Spesso questa perdita avviene proprio per colpa dell’ossigeno, ma non sempre: anche altre sostanze possono agire da “scippatore” di elettroni.

mela rossa leggermente marcia
 

l’ossidazione serve

Non si tratta di un processo maligno in sé. Senza ossidazione non ci sarebbe respirazione cellulare: nelle cellule di piante, animali e persone, il glucosio viene infatti ossidato per produrre energia. Anche il fuoco è un’ossidazione, e anche la fotosintesi nelle piante coinvolge processi ossidoriduttivi. In laboratorio, in natura, nel motore di una moto: l’ossidazione è ovunque, e spesso è utile.

In questi casi, l’ossidazione è sempre strettamente controllata, fa parte di un sistema più grande, e avviene secondo un certo equilibrio. L’organismo, per esempio, è in grado di gestirla, compensandola con meccanismi di difesa antiossidanti o di regolazione.

 

quando diventa “stress”? lo squilibrio ossidativo

Il problema nasce quando queste reazioni diventano troppo intense, frequenti o non vengono bilanciate. È qui che entra in gioco il concetto di stress ossidativo.

Lo stress ossidativo è uno squilibrio chimico: da un lato ci sono troppe sostanze ossidanti (come i radicali liberi), dall’altro non ci sono abbastanza antiossidanti per neutralizzarle. Il risultato? Le molecole iniziano a subire danni da reazione a catena: si ossidano proteine, grassi, zuccheri, e perfino il DNA.

Quindi possiamo dire che:

1. L’ossidazione è un processo normale, regolato, fondamentale in natura.
2. Lo stress ossidativo è una condizione fuori controllo, dove l’ossidazione prende il sopravvento e danneggia ciò che incontra.


È un po’ come il calore in cucina: cuoce il cibo e lo rende buono. Ma se lasci la padella sul fuoco troppo a lungo, brucia tutto.

mela rossa leggermente marcia
 

agenti ossidanti e attivatori: chi scatena l'ossidazione?























































Agente / Fattore Dove si trova Comportamento chimico
Ossigeno (O₂) Aria Lento ma costante; reagisce con legami insaturi.
Ozono (O₃) Atmosfera, inquinamento Estremamente reattivo; rompe doppi legami.
Perossido di idrogeno (H₂O₂) Cellule, cosmetici, disinfettanti Ossidante diretto; genera radicali liberi.
Radicali liberi (OH•,ROO•) Reazioni secondarie Altamente reattivi; danneggiano molecole organiche.
Diossido di azoto (NO₂) Aria inquinata, traffico urbano Contribuisce a reazioni ossidativenell'ambiente.
Raggi UV (luce ultravioletta) Sole, lampade UV Non è un ossidante diretto, ma innesca reazioni ossidative accelerando la formazione di radicali.
Cloro (Cl₂) e derivati Disinfettanti, piscine Forti ossidanti; reattivi in ambiente acquoso.
Permanganato (KMnO₄), Dicromato (K₂Cr₂O₇) Laboratorio Ossidanti potenti usati in reazioni analitiche.

 

ossidazione e capelli: quando è utile, quando è dannosa

Nel mondo della colorazione capillare, l’ossidazione è un’alleata strategica. I prodotti per la colorazione permanente funzionano proprio grazie a questa reazione. All’interno delle tinte troviamo infatti molecole incolori, chiamate precursori, che vengono attivate dall’azione di un ossidante, solitamente il perossido di idrogeno. Questo processo permette la formazione di pigmenti colorati che penetrano all’interno del fusto del capello, fissandosi alla cheratina della corteccia prossimale. È un’ossidazione controllata, regolata, calibrata per ottenere un risultato estetico desiderato.


Ma quando l’ossidazione avviene fuori da questo contesto controllato – per esempio a causa dell’esposizione solare, dell’inquinamento atmosferico o del fumo – gli effetti non sono più benefici. I raggi UV, ad esempio, promuovono la formazione di radicali liberi che attaccano la melanina naturale dei capelli, sbiadendoli. È il motivo per cui i capelli si schiariscono in estate: si tratta di una vera e propria foto-ossidazione, che colpisce anche la struttura interna del capello rendendolo più fragile, secco, opaco. A lungo andare, i capelli diventano più sottili, meno elastici e tendono a spezzarsi con maggiore facilità.

capelli castani presi da dietro molto rovinati dal sole

L’ossidazione agisce anche sui lipidi naturalmente presenti sulla superficie della pelle, molecole grasse fondamentali che fanno parte di una struttura protettiva chiamata film idrolipidico. Questo film è una sottile emulsione composta da acqua (idro) e lipidi (lipidico) che ricopre lo strato più esterno della pelle.

La sua funzione è vitale: mantiene l’idratazione, protegge da agenti esterni come batteri, inquinamento e sostanze irritanti, e contribuisce a preservare l’equilibrio e l’integrità della barriera cutanea.

Quando i lipidi vengono colpiti da un processo ossidativo — ad esempio per esposizione alla luce solare, all’inquinamento atmosferico o a sostanze chimiche reattive — perdono la loro struttura originaria e si degradano. Questo altera la composizione del film idrolipidico, che diventa meno efficace. Di conseguenza, la pelle tende a disidratarsi più facilmente, a diventare più vulnerabile agli attacchi esterni, e può manifestare sensibilità, irritazione o perdita di elasticità.

In sintesi, l’ossidazione non colpisce solo le sostanze che applichiamo dall’esterno, ma intacca anche le difese naturali che la pelle ha costruito per proteggersi. E proteggerle significa preservare il suo equilibrio e la sua capacità di rigenerarsi.

 

gli oli essenziali e il loro lato fragile: il pericolo dell’ossidazione

Gli oli essenziali sono estratti naturali preziosi e complessi, ricchi di composti aromatici volatili che conferiscono loro profumi intensi e proprietà funzionali uniche. Ma dietro a questa loro forza e bellezza si nasconde una grande fragilità: gli oli essenziali sono particolarmente sensibili all’ossidazione, un processo chimico che può alterarne profondamente la composizione, il profumo e la qualità.

boccette di vetro con all'interno oli essenziali
 

perché gli oli essenziali sono così vulnerabili?

La loro composizione chimica è fatta principalmente di terpeni, aldeidi, alcoli, esteri e altre molecole organiche che contengono spesso legami insaturi, come doppi legami carbonio-carbonio. Questi doppi legami sono particolarmente sensibili e si prestano facilmente a reazioni di ossidazione.

Quando gli oli essenziali vengono esposti all’aria, all’ossigeno o ad agenti ossidanti come l’ozono,
avvengono una serie di reazioni chimiche che portano alla formazione di perossidi, aldeidi ossidate e altre molecole di degradazione. Questi prodotti di ossidazione possono non solo modificare l’odore e il colore dell’olio, ma anche renderlo potenzialmente irritante soprattutto per uso cutaneo.

cute irritata dal contatto con oli essenziali che hanno preso aria
 

l’ossigeno e l’ozono: due agenti diversi ma entrambi critici

L’ossigeno (O₂) è presente naturalmente nell’aria ed è la causa più comune di ossidazione degli oli essenziali. Questo tipo di ossidazione avviene lentamente, ma in modo costante, specialmente se l’olio è conservato in bottiglie aperte o in condizioni non ottimali.

L’ozono (O₃), invece, è una molecola molto più reattiva e instabile, formata da tre atomi di ossigeno anziché due. Sebbene sia presente in quantità molto più basse nell’aria rispetto all’ossigeno, può causare danni più rapidi e profondi perché tende a rompere i legami chimici nelle molecole dell’olio essenziale. In ambienti inquinati o molto soleggiati, dove l’ozono si forma in quantità maggiori, il rischio di ossidazione aumenta sensibilmente.

 

cosa succede agli oli essenziali quando si ossidano?

1. Perdita di aroma: gli oli ossidati spesso perdono le loro note aromatiche fresche e brillanti, diventando più rancidi o sgradevoli.

2. Modifica chimica: i composti originali si trasformano in molecole nuove, alcune delle quali possono potenzialmente irritare la pelle o provocare reattività variabili in base alla natura della cute. Al tatto, l’olio può risultare più viscoso, denso o appiccicoso.

3. Alterazione del colore: l’olio può diventare più scuro o torbido, segno visibile del processo di degrado.

4. Riduzione dell’efficacia: molte delle proprietà degli oli essenziali si basano sui composti originali, quindi la loro ossidazione ne diminuisce o annulla totalmente il potere benefico.

Un caso emblematico è il limonene, contenuto in molti oli agrumati. Questo terpene ha una struttura chimica instabile e, una volta ossidato, dà origine a idroperossidi e composti secondari potenzialmente irritanti per la pelle. In pratica, l’olio di limone che ieri era utile per tonificare e purificare la funzionalità del cuoio capelluto, domani potrebbe causare prurito o rossore.

foto di un limone come simbolo di olio essenziale al limone
 

oli essenziali ossidati e capelli: un matrimonio tossico

Quando si utilizzano oli essenziali ossidati sul cuoio capelluto o direttamente sulla chioma, gli effetti negativi non tardano a manifestarsi. Invece di nutrire, idratare o tonificare la ricrescita, questi oli deteriorati possono irritare la pelle, compromettere la barriera lipidica del capello, aumentare la secchezza e perfino interferire con il corretto e regolare funzionamento cutaneo.

È un paradosso che molte persone sperimentano senza capirne il motivo: lo stesso prodotto che all’inizio sembrava miracoloso, dopo pochi mesi diventa fonte di fastidi o peggioramenti. Spesso la causa non è il prodotto in sé, ma il fatto che si sia ossidato nel tempo.

Un capitolo a parte andrebbe aperto per tutti quei “professionisti” che utilizzano macchinari di vario tipo, epoca e fattura a base di Ossigeno od Ozono per veicolare oli essenziali e/o potenziarne gli effetti: si evince chiaramente da questo articolo quanto sia una pratica incommentabile, antichimica e illogica!

 

conservare gli oli essenziali: buone pratiche e conoscenza

La conservazione corretta degli oli essenziali è la chiave per evitarne l’ossidazione. È importante utilizzare contenitori di vetro scuro, come il verde scuro, l’ambra o il blu cobalto, che filtrano i raggi UV e rallentano le reazioni fotochimiche. I flaconi devono essere sempre ben chiusi, per evitare il contatto prolungato con l’ossigeno. Gli oli vanno conservati in un luogo fresco, asciutto, al riparo dalla luce diretta.

Anche la scelta della quantità è strategica: meglio acquistare piccole dosi e consumarle in tempi ragionevoli, piuttosto che accumulare bottiglie inutilizzate per anni. Alcuni oli particolarmente sensibili, come quelli agrumati, dovrebbero essere consumati entro pochi mesi dall’apertura. Altri, come il patchouli o il legno di sandalo, hanno una stabilità maggiore. In alcune formulazioni, è possibile aggiungere antiossidanti naturali (es. vitamine) che aiutano a stabilizzare la miscela, prolungandone la vita utile e proteggendola dalle aggressioni esterne.

 

quanto dura davvero un olio essenziale dopo l’apertura?

Rispettare il PAO (Period After Opening) di un prodotto cosmetico, soprattutto quando contiene oli essenziali, non è solo una questione di burocrazia, ma un gesto concreto contro l’ossidazione. Gli oli essenziali, infatti, essendo altamente sensibili all’aria, alla luce e al calore, una volta aperti iniziano lentamente a degradarsi. Il PAO indica il periodo (es. 6M, 12M, ecc.) in cui il prodotto, una volta aperto, mantiene le sue proprietà senza alterazioni significative. Superato quel tempo, l’ossidazione può modificare la composizione chimica degli oli, alterandone l’efficacia, il profumo e persino la sicurezza. Usare un prodotto oltre il PAO, soprattutto se non correttamente conservato, significa esporsi a sostanze ossidate che possono, se va bene, risultare meno attive. Rispettare il PAO, quindi, è un modo semplice ma essenziale per preservare la qualità di ciò che metti sulla tua pelle e per onorare la delicatezza naturale degli oli essenziali.

 

morale: tutto si trasforma, ma sapere come ci aiuta

L’ossidazione è una forza silenziosa, invisibile agli occhi ma instancabile nella sua azione. Non fa rumore, non chiede il permesso, eppure modifica ogni cosa: un olio essenziale che cambia profumo, un capello che perde lucentezza, una molecola che si rompe. È una legge naturale, né buona né cattiva. È semplicemente vita che scorre e si trasforma.

Ma conoscere questo processo ci dà un potere semplice e prezioso: quello di proteggere.

Proteggere ciò che abbiamo scelto con cura. Proteggere la bellezza di un aroma puro, la qualità di un olio essenziale, la vitalità di una chioma. Proteggere noi stessi, nei piccoli gesti quotidiani – chiudere bene un flacone, riporlo al buio, scegliere materie prime che abbiano rispetto del loro ciclo vitale.

L’ossidazione non è un nemico, ma un promemoria: niente resta com’è, ma possiamo rallentare la corsa, custodire il valore, accompagnare la trasformazione con consapevolezza. In un mondo che cambia, sapere come funziona il cambiamento è già un atto d’amore.

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